sett/24 – In un paese come l’Italia la cultura fa buon sangue. È il fiore all’occhiello di fronte il mondo intero. Non siamo il paese dei campanelli. Però questa destra governativa ha un rapporto con la cultura da pezze al sedere.
Prendete l’intuizione geniale di Santo Giuliano: i classici, Dante in testa, sono di destra. Qui ti coglie il sospetto che nel nostro angolo di mondo ci sia qualcosa di storto. E infatti questo tipo di deformazione mentale non ti aiuta a vivere.
Un sapiente come il Santo avrebbe dovuto sapere, che il nesso sesso e potere non porta bene. Come l’opzione sesso e lagrime, a meno che non siano di piacere. Sarebbe perfetto sesso e cultura. Ma avercene di cultura.
Il Santo è stato una macchietta del teatro dell’arte senza cultura. Vogliamo cambiare la storia, gridava questo governo con convinzione. E il Santo nel suo piccolo ci ha donato delle perle di saggezza, degli strafalcioni culturali di inedita ignoranza. Non ha fermato i treni, ma ha seminato cavoli a merenda. Come l’ossessione per il comunismo, che l’Italia non ha mai conosciuto sul versante della dittatura del proletariato.
Il ministero della cultura non dovrebbe limitarsi a promuovere grandi eventi e mostre. Dovrebbe mettere in campo l’idea di un progetto. Siamo la propaggine sud dell’Europa. Vogliamo attuare una politica mediterranea? Questa è politica culturale.
Invece il Santo si è limitato ad innescare uno squallido Eva contro Eva, tutto destrorso, tra Mieloni, Boccia, Arianna, moglie incazzata
del Santo, e aggiungiamoci l’altra Santa. Giorgia si è messa in cattedra: mi sono fatta da sola. In questa Italia di filibustieri si può arrivare allo scanno della presidenza del consiglio senza qualche provvidenziale calcetto al sedere? Viva Tolkien.