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ACLI CHIVASSO

Bentornato tra noi Papa Francesco

YLa seconda vita di Jorge Mario Bergoglio
Sofferenza e pace personale e nel mondo
da La Porta di Vetro | di Luca Rolandi
Papa Francesco è tornato in Vaticano. È come se fosse una seconda ripartenza del suo pontificato. Piena di incognite per la salute di un uomo di 88 anni. Con tempi lunghi e una degenza a Santa Marta che si prolungherà per almeno due mesi. È l’inizio da oggi di un nuovo papato, sempre di Francesco, ma più intimo, spirituale, fatto più di relazioni a distanza che di abbracci e colloqui in presenza.

Ieri all’ora dell’Angelus si è affacciato da un balconcino del Policlinico Gemelli, dove è stato ricoverato per 38 giorni a causa di una polmonite bilaterale. In sedia a rotelle, si è avvicinato alla finestra aperta, ha salutato la folla con gesti delle mani e con il dito alzato in segno di “ok”. Nella sua prima apparizione pubblica dopo quasi quaranta giorni ha detto. “Grazie a tutti”, le sue brevi parole: “Vedo questa signora con i fiori gialli, è brava!”. Ad attendere l’affaccio del Papa, che si è mostrato per la prima volta ai fedeli dal ricovero, centinaia di persone che lo hanno salutato con un lungo applauso e il suo nome scandito a gran voce, insieme a “Viva il Papa”. Moltissimi i giornalisti, soprattutto televisivi, presenti per raccontare l’evento. Presente anche il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Si è conclusa così la sua quarta degenza nel nosocomio romano, la più lunga del pontificato. Subito dopo il suo breve saluto e la benedizione, il Santo Padre è salito a bordo della ormai famosa Fiat Cinquecento bianca con i naselli per l’ossigeno,  per dirigersi verso Casa Santa Marta, dove – secondo le prescrizioni dei medici – dovrà rispettare, come detto, due mesi di convalescenza, senza poter incontrare gruppi di persone o assumersi grossi impegni. Si tratta, dunque, di dimissioni protette. Papa Francesco ha salutato brevemente il personale e i vertici dell’Università Cattolica e del Policlinico Gemelli. La polmonite bilaterale, motivo del ricovero, sembra infatti essere risolta, ma rimangono altre infezioni polimicrobiche.  Prima di far rientro a Casa Santa Marta, il Papa è andato nella basilica di Santa Maria Maggiore, come è solito fare anche prima e dopo ogni viaggio apostolico, e ha consegnato al card. Makrickas dei fiori da porre davanti all’icona della Vergine Salus Populi Romani, da lui molto venerata.

La Cinquecento con a bordo il Santo Padre, in realtà, partita dal Policlinico Gemelli era arrivata già in prossimità dell’Arco del Perugino, e quindi della residenza papale, ma con una sterzata improvvisa e fuori programma – forse voluta proprio da Papa Francesco stesso – è tornata su via di Porta Cavalleggeri e ha imboccato il tunnel per dirigersi alla basilica papale.

In questo lungo tempo di ricovero, ho avuto modo di sperimentare la pazienza del Signore, che vedo anche riflessa nella premura instancabile dei medici e degli operatori sanitari, così come nelle attenzioni e nelle speranze dei familiari degli ammalati”, si legge nel testo dell’Angelus preparato da Papa Francesco per questa terza domenica di Quaresima, e diffuso prima dell’affaccio dal balcone in forma scritta, come è avvenuto nelle altre cinque domeniche del ricovero.  Il tema della pace resta il tema fondamentale sul quale si è soffermato: “Questa pazienza fiduciosa, ancorata all’amore di Dio che non viene meno, è davvero necessaria alla nostra vita, soprattutto per affrontare le situazioni più difficili e dolorose”, osserva Francesco. Poi il riferimento alla tragica attualità: “mi ha addolorato la ripresa di pesanti bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza, con tanti morti e feriti”. “Chiedo che tacciano subito le armi; e si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo” l’appello: ”Nella Striscia la situazione umanitaria è di nuovo gravissima ed esige l’impegno urgente delle parti belligeranti e della comunità internazionale”. “Sono lieto invece che l’Armenia e l’Azerbaigian abbiano concordato il testo definitivo dell’Accordo di pace”, scrive inoltre il Papa: “Auspico che esso sia firmato quanto prima e possa così contribuire a stabilire una pace duratura nel Caucaso meridionale”. Non manca l’omaggio ai fedeli: “Con tanta pazienza e perseveranza state continuando a pregare per me: vi ringrazio tanto! Anch’io prego per voi”. E insieme imploriamo che si ponga fine alle guerre e si faccia pace, specialmente nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Repubblica Democratica del Congo”, l’altro appello di Francesco: “La Vergine Maria ci custodisca e continui ad accompagnarci nel cammino verso la Pasqua.

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